La consulenza psicologica: quando e perché

Quando non conosciamo bene una cosa, è normale prendere informazioni su pregiudizi, informazioni insufficienti o credenze personali non basate su dati oggettivi.

Non siamo noi ad essere sbagliati, ma è la nostra mente che funziona così: siamo organismi in un ambiente ricco di informazioni, riceviamo imput da ogni dove e, attraverso gli organi di senso, dobbiamo elaborare le informazioni utili per effettuare una valutazione, formulare un giudizio, prendere una decisione e agire.

Tale processo necessita di una capacità importantissima: l’attenzione. Se non prestiamo la dovuta attenzione, le informazioni che ci giungono restano rumori di fondo e non vengono elaborati a livello centrale.

Se questo vale per ogni cosa che ci circonda, allora riguarda anche la possibilità di rivolgersi ad uno psicologo.

E’ chiaro per la maggior parte delle persone che se si presenta un mal di denti, la strategia più utile da adottare è quella di richiedere un consulto dal dentista, così come se un dolore alla gamba persiste oltre un tempo accettabile, sarà il caso di rivolgersi ad un ortopedico.

Ma quando rivolgersi ad uno psicologo? Se lo psicologo cura i matti, e non credo di appartenere a tale categoria, non posso andarci; e se dallo psicologo vanno coloro che sono deboli, insicuri, ma io non appartengo nemmeno a questa categoria….sarà meglio parlare con un amico, ma non risolvo granché, perché ne sa quanto me. Meglio cercare su internet? Dinanzi alle diagnosi, si apre un mondo di dubbi: potrei avere 2-3 disturbi, e chi mi circonda altrettanti, se non di più.

Se lo scenario tende ad assumere carattere di incertezza e pieno di dubbi persistenti, potrebbe risultare utile cercare di comprendere in cosa consiste una consulenza dello psicologo.

La consulenza psicologica non è dissimile dal consulto dal medico di base, ciò che cambia è la natura alla base del quesito: invece di mal di gola, dolori articoli, sbalzi di pressione, in genere il consulto dallo psicologo ha per oggetto emozioni negative persistenti, ansia, depressione, sbalzi di umore, stress, comportamenti disfunzionali, difficoltà relazionali, difficoltà sentimentali, domande irrisolte circa l’opportunità di intervenire in un ambito di vita nostra o di un nostro famigliare, domande circa lo stato di salute psicofisico, evitamenti che condizionano la qualità di vita, isolamento sociale, difficoltà scolastiche, abitudini disfunzionali (fumo, cibo, sedentarietà, etc), storie di vita traumatiche.

Ogni dubbio circa un ambito della nostra vita, riguardo il ruolo che assumiamo nella società (in quanto figli, genitori, lavoratori, cittadini), che non riesce a trovare soluzione nel normale scorrere della vita, e che ci condiziona e ci ritorna in mente in continuazione, come una sorta di rimuginio, probabilmente è degno di essere affrontato, e la consultazione psicologica è il luogo d’elezione per esprimere, dare forma a tali quesiti, non perché sono di per sé patologici, ma perché fanno parte della nostra esistenza, ci determinano come persone, nelle scelte che compiamo, nelle azioni che mettiamo in atto, in ciò che pensiamo, comunichiamo, crediamo.

La perseveranza nel dubbio non è utile a nessuno, in primo luogo a noi stessi, ma nemmeno a chi ci sta intorno: basti pensare ad una persona con un disturbo conclamato, come un disturbo d’ansia, che vive male la sua quotidianità, sempre attento ai mille pericoli che potrebbe trovare sulla propria strada, e intanto dipende dagli altri nelle normali faccende e spostamenti, condizionando inevitabilmente anche la vita degli altri; o ad un genitore che percepisce comportamenti inusuali in suo figlio, non sa darsi una spiegazione ma non agisce, in preda al dubbio se fosse il caso di farlo vedere da uno psicologo, per timore di compiere un errore, di essere inopportuno rispetto alla scelta dello specialista a cui rivolgersi, per timore di accentuare una soluzione che con il tempo potrebbe risolversi da sé.

Mille potrebbero essere gli esempi, in quanto è l’essere umano in sé ad essere complesso, costituito da mille sfaccettature della propria identità, esistenza, fase di vita, esperienze che si compiono, situazioni inaspettate che si impongono alla nostra percezione, scenari che si aprono e si chiudono e intanto ci lasciano il segno: nella maggior parte dei casi, la vita si affronta, si sceglie, con successi e fallimenti, o le si scivola accanto, soddisfatti di aver scampato un pericolo, ma non sempre, non in tutti i casi.

Alcune volte da soli non ce la facciamo, non per debolezza, forse gli ostacoli ci appaiono insormontabili, o proprio in quel momento non sentiamo dentro di noi la forza, la determinazione ad affrontarli, o non abbiamo informazioni sufficienti per formulare una valutazione sufficientemente buona, la nostra rete sociale non ha strumenti per sostenerci e per aiutarci: è il momento del coraggio, della consapevolezza, dell’azione.

E’  il caso di richiedere un consulto psicologico, per esprimere un disagio, un dubbio, per prendere consapevolezza di ciò che sta accadendo, per compiere il primo passo di un cambiamento che magari immaginiamo da tanto tempo e che abbiamo rimandato.

La consulenza psicologica è un momento di libera espressione, di ascolto partecipato, di accoglienza non giudicante, discreta e professionale, per ricevere un primo consiglio su come affrontare la situazione presentata, quali ulteriori informazioni sono necessarie per completare il quadro d’insieme, quali scenari d’intervento sono possibili, quali gli invii ad altri specialisti sono maggiormente indicati, se necessari.

Non è vincolante rispetto ad un percorso terapeutico, in genere si conclude in poche sedute, in base alla complessità del quesito posto, basate sul segreto professionale.

Un ulteriore ostacolo all’idea di avvalersi di una consulenza psicologica è rappresentato dal costo: se per una domanda a carattere organico ci si avvale del medico di base in maniera gratuita, lo psicologo fornisce tale prestazione dietro compenso, nel suo studio privato.

Purtroppo la questione è aperta anche per la Professione, in quanto è da anni che da diverse parti del settore psicologico ci sono pressioni affinché sia introdotto nel sistema sanitario la figura dello psicologo di base, che sia di accesso facile e gratuito all’interno di ambulatori supportati dal sistema sanitario stesso o convenzionati, ma nonostante i vantaggi riconosciuti da studi effettuati in diversi Stati,(come in Inghilterra, dove lo psicologo è inserito nel sistema di sanità pubblica come qualsiasi altro medico specialista, con relativa riduzione della spesa nel settore), in Italia non è stato ancora recepita l’opportunità di avvalersi di tale figura in maniera diffusa e capillare, in maniera simile ai medici di medicina generale.

Nell’attesa di tempi migliori, la consulenza psicologica resta un servizio espletato dallo psicologo nel settore privato, dunque soggetto ad un costo, vincolato comunque ai parametri forniti dall’Ordine Nazionale degli Psicologi nel tariffario professionale, e inferiore ai costi delle consulenze di altri specialisti del settore sanitario.